Il diario di Arianna Ridi:

Sono qui, seduta all’interno del museo, per scrivere e rielaborare delle sensazioni ed emozioni che sto provando attraversando ogni piccola stanza di questo edificio. Non pensavo potessero essere emozioni così forti, non pensavo di commuovermi nel vedere gli abiti e le scarpe… credevo di essere preparata a tutto ed invece le emozioni sono affiorate come se questo posto, in qualche modo riuscisse ancora a parlare, ad essere un giudice e un testimone muto, dell’orrore che successe non troppo tempo fa. Entrare qua dentro, è come sentirsi una mosca in un barattolo: non può uscire per quanto provi con tutte le sue forze a scappare. Nonna mi ha raccontato così tante volte di questo campo, che pensavo di avere la sua immagine impressa nella mente. Entrambi i fratelli della mia nonna sono stati qui, dove adesso sono io, hanno calpestato questa ghiaia, hanno respirato questa stessa aria e guardato come me verso il cielo, sono sicura che lo hanno fatto perché puntare lo sguardo verso qualcosa di infinito, penso che aiuti a liberare un po’ l’anima, a sentirsi meno soli e sicuramente a guardare al futuro, con un minimo di speranza, per quanto minima ed effimera possa essere. Beh sì fa male, fa male sapere che un tuo parente è stato spogliato, rasato e denutrito come altre milioni di persone che sembrano così lontane eppure sono così vicine.

11 aprile 2014

Inutile scrivere dello shopping, del mondo Bmw, delle cene che hanno lasciato alquanto a desiderare, ma questo è normale.  Lasciando perdere queste cavolate, inizio a scrivere davvero.  Sono felicissima di aver potuto fare questa esperienza. Erano 10 anni che volevo andare a vedere un campo di concentramento, per fare questa magnifica esperienza. I libri, le foto, i video, i racconti non bastano per ricordare, non sono sufficienti per riuscire a capire l’orrore e le atrocità che quei pazzi tedeschi, italiani…hanno fatto. Non riesco a capacitarmi di come un uomo possa odiare così’ tanto altri uomini, non riesco a capire come sia possibile esercitare una tale violenza su qualsiasi essere vivente. Non so con quali occhi riuscivano a guardare quelle larve, deboli, fragili senza più alcun tratto umano. Mi chiedo come sia possibile portare una donna anziana in una camera a gas, senza provare alcun tipo di sentimento di pietà, amore o solidarietà. Ringrazio tutti per questo bellissimo percorso, ringrazio tutti perché Monaco e questa esperienza resteranno sempre impresse nella mia memoria, per non dimenticare mai cosa è successo, per essere anch’io testimone e portavoce di questo orrore.

Anche il documentario che Mauro ci ha fatto vedere, era secondo me un riassunto, perfetto e indiscutibile, per racchiudere al meglio questi quattro giorni. Era anche un modo per capire che non c’erano solo gli ebrei, gli zingari, i disabili etc. ma anche persone normalissime che per una serie di motivi si sono trovate a lottare nei campi di concentramento per un pezzo di pane. Altra cosa interessante del documentario è che ha sottolineato come all’interno dei campi non ci fosse solo l’egoismo e la sopraffazione, come se volesse evidenziare che l’odio dei nazisti o fascisti non è riuscito a distruggere gli esseri umani intesi come persone che amano, che sono stati capaci di rinunciare ad un pezzo di pane per aiutare un loro simile o di portare in spalla chi stava male per salvarlo dalla morte e da altra violenza.

Mi ha commossa la scena in cui la bambina da la caramella al protagonista. Mi ha commossa perché questo significa che i bambini, nella loro purezza e semplicità, non vedono differenze tra ebrei, rom, neri, perché vedono soltanto un essere umano, come loro, che sta soffrendo. Questo filmato penso che abbia lanciato messaggi importanti e fondamentali, che dobbiamo custodire gelosamente, per riflettere e capire, anche qualcosa in più di noi stessi. Ringrazio ancora tutti per avermi permesso di realizzare un piccolo grande sogno! Spero che sia stata un’esperienza positiva anche per i miei compagni di viaggio.

 

Arianna Ridi


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