Riportiamo qui l’intervento che sintetizza la storia della nascita del Circolo Arci Cotone  ben 70 anni fa.

Grazie a tutti i soci del circolo per la bellissima iniziativa tenutasi lo scorso 22 ottobre.

“ UNA STORIA” NELLA STORIA”

 

Ripercorrere le immagini di memoria è sempre un’esperienza che suscita una pluralità di relazioni.

 

Si accavallano sentimenti, ricordi, nostalgie e curiosità; tutto questo ci porta a riflettere che se non ci fosse stata quella “memoria” che con la parola si tramandava tra generazioni, oggi, sicuramente, quei ricordi non li avremmo.

 

Questa realtà, questo circolo, non nasce da un semplice atto fondativo di soggetti delle generazioni che oggi mostrano i capelli bianchi qui presenti o che, nel tempo, ci hanno lasciato. Non è così…è una storia più antica, molto più antica.

 

Fatti e personaggi si intersecano su questo territorio a partire dal 1860 con l’istallazione di un primo impianto Siderurgico della società Genovese PONSARD… il 1865…il 1875… seguono percorsi di espansione sociale e industriale…ai 70 detenuti del bagno Penale che avviarono il primo stabilimento si aggiungono i primi lavoratori che fanno la scelta di abbandonare la campagna, la miniera, i mestieri del mondo rurale.

 

Cambiano le società imprenditoriali e il 1901 vede nascere la società

ALTIFORNI E FONDERIE DI PIOMBINO… aumentano le maestranze… il “pendolarismo” della campagna va superato anche perché alle 12 ore di lavoro brutale e massacrante occorre dare più riposo possibile…la SOCIETA’ costruisce i “Dormitori”… e quasi in contemporanea nascono spontaneamente i primi rustici insediamenti del POGGETTO.

 

Trascorrono 10 anni, nello stabilimento si contano 2500 lavoratori di cui 80 minori e 24 donne…il Cotone si sviluppa Urbanisticamente e collettivamente…

la Prima Guerra Mondiale pone freno…rinascono le miserie ( PIU’ CHE LE POVERTA’ ) i lutti per i caduti colpiscono le tante famiglia la Guerra finisce e la Società Altiforni e Ferriere si ripotenzia e prende il nome I.L.V.A. … si va avanti .

Il Cotone ha raggiunto i suoi NOVE Storici “Blocchi” e, ci sono i “lavatoi” …il Poggetto segue…si giunge agli anni ’30 si hanno i bagnetti, la Chiesa-asilo e, altri tre “Blocchi”…e l’acqua in CASA!!!.

 

230 sono le famiglie residenti solo in questa Borgata e ci auguriamo di avere la possibilità di approfondire un percorso di ricerca già iniziato con quella mostra fotografica allestita qui ( in Piazza della Rinascita) e poi nel centro storico…14 sono i negozi, un ambulatorio medico ed una struttura adatta a fare Scuola.

 

La vita sociale impone di fare scelte…non ci si può parlare o interscambiare il pensiero soltanto ai “lavatoi”…il rapporto tra famiglie è specchio di una vita sociale di comunità e di solidarietà…di cui potremmo fornire moltissime testimonianze dei fatti

svoltisi in vicende umane, anche in virtù di una situazione che il regime imponeva…

nonostante ciò lo spirito collettivo in sostanza …e lo ritrova nelle associazioni sportive e ricreative su queste strade e allo stadio Salvestrini.

 

Poi la grande tragedia della seconda guerra mondiale…il Cotone (e la sua fabbrica) subiscono quanto si possa immaginare…ma la devastazione materiale e morale non incide sulla volontà di una rinascita…è nello spirito del dopoguerra che circa 100 operai con i propri rudimentali e fortuiti attrezzi si rimboccano le maniche e respingono l’intenzione della direzione industriale di abbandonare il tutto…la vita sociale è alacre e al duro lavoro si alterna la ripresa di quello spirito di comunità della realtà di questa borgata.

Rinasce la scuola,la chiesina rifatta con blocchetti di loppa nera,riaprono le botteghe artigianali e commerciali, riapre l’ambulatorio medico…è il 1946 nasce nell’esistente quanto fatiscente struttura il “Circolino” identificato come la “Sottosezione Cacciatori”… da quel momento si partecipa anche alla rinascita del Carnevale…memorabili i carri e i personaggi…

…il tempo passa, il “Circolino”, con gli anni ’50, vede un consolidamento al di là delle memorabili bisbocciate e di caratteristiche figure di frequentatori rimasti, per sua specificità, nella memoria di tanti.

 

Arriva la televisione, una delle prime presenti in città…si portano le seggiole per garantirsi il posto a sedere…ma nella consapevolezza di questa comunità vi è anche quella di “cibarsi” di cultura.

Al teatro del “Carro di Tespi” si avvicendano personaggi come Gianni Rodari, Renato Guttuso e Enrico Berlinguer… e nella scia di tali figure proliferano soggetti di ogni profilo: tecnici, amministratori, pittori, scultori, musicisti, cantanti, sognatori di imprese sportive e professionali, figure politiche e sindacali…per non contare quelle sportive…è una fucina…il Circolino è punto di riferimento per tutti.

 

Siamo al 1957, a livello nazionale viene fondato l’ARCI, una realtà, espressione di una volontà di far proliferare l’associazionismo, con i suoi circoli ricreativi e culturali; luoghi dove oltre lo svago si crei un senso di appartenenza ai valori che hanno consentito di superare le tragedie vecchie e nuove…il “Circolino” aderisce a questa nuova entità…è nuova vita, nuova concezione dell’associazionismo, dei suoi valori, dei suoi intenti.

 

Da quei giorni l’attività di questa realtà è stata quella di un susseguirsi delle sue molteplici attività sportive (si ricordi la gloriosa squadra di Calcio Arci Cotone) e culturali con la determinatezza al voler ricuperare, migliorare e ampliare il suo spazio, la sua struttura che oggi si identifica con una pluralità di aspetti.

 

E’ un susseguirsi oltre che di generazioni di volontari che hanno comunque garantita la vita sociale e la continuità di valori che non sono andati dispersi nonostante il drastico ridimensionamento imposto da svolte industriali e urbanistiche e che ci fornisce la configurazione dell’oggi… .

 

 

Non vogliamo ( ma lo meriterebbe) fare una elencazione di queste figure, di quegli uomini, di quelle donne che a questo si sono prestati ma faremo grande torto a tutto un senso se, solo ne scordassimo una, e quindi, ancora grazie…grazie a tutti.

 

E grazie a quanti, ancora oggi, con il loro contributo diretto e indiretto, umano e materiale consentono a questa realtà di essere ancora un punto di riferimento per la nuova realtà umana di questo territorio…e non solo.

 

Questa realtà è, più che mai, in grado di esprimere idee e formalizzare progettualità per un futuro che, siamo convinti, ci sopravviverà, e questa è un’altra occasione per richiedere aiuto nel sostenere il tutto.

 

Le attività sociali, culturali, le promozioni di autofinanziamento che oggi ci identificano sono indispensabili per darci vita e connotazione che travalica il simbolico perimetro di questo territorio ma anche per proseguire il contatto umano al di là delle frequentazioni giornaliere.

Siamo e vogliamo essere sensibili ai problemi e alle vicissitudini che colpiscono uomini e territori…non per ultimo il contributo evoluto alle popolazioni terremotate.

Noi vogliamo ispirarci a quello spirito che vide identificarsi in “comunità di dignità” quanti, a partire dal primo novecento qui giunsero dalle campagne, dalle miniere, da dovunque la miseria spingeva a cercare sopravvivenza, come oggi ancora vediamo per tanta parte di questo contraddittorio mondo sconvolto da guerre perenni…

non abbiamo paura, siamo consapevoli dell’impegno che ci poniamo…ci sono, lo vediamo e lo sentiamo, scetticismi e facili sarcasmi…abbiamo provato un grande senso di delusione quando ai residenti di Cotone e Poggetto e agli stessi soci abbiamo sottoposto, con tutte le argomentazioni del caso, un questionario in cui si richiedevano opinioni, suggerimenti, riflessioni…ci hanno snobbato…ma noi andiamo avanti comunque perché sappiamo di essere dalla parte giusta…non siamo soli.

 

Tanti impegni ci aspettano…il primo dei quali è riconoscere gli uomini nella loro uguaglianza e abbattere i muri che anche per noi costruiscono (c’è sempre un SUD in questo mondo) basta vedere cosa è successo ai lavoratori italiani detti “frontalieri” che giornalmente varcano il confine italo-svizzero…anche a loro hanno detto:

“prima i cittadini svizzeri…poi voi”…e bene sarebbe che pietra miliare del futuro fosse la memoria…memoria tramandata di essere umani qui giunti

(o per il mondo sparsi) per soddisfare la necessità di vivere e avere

un mondo di lavoro,di dignità, di pace.

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